“Questa è quasi l’intera storia, anche se non proprio tutta, di una bambina saggia e fuori del comune.”
Già nell’incipit A. L.Kennedy anticipa tratti caratteriali della giovane Mary e lo fa utilizzando una intelligente strategia narrativa.
Prepara il lettore ad un testo che contiene una morale e incuriosisce indicando che una parte della storia resterà sospesa.
“Il piccolo serpente”, pubblicato da “Edizioni e/o”, ha il grande pregio di sovvertire le simbologie, costruendone altre e modificandole nel corso della narrazione.
Il rettile che nella Bibbia è tentatore qui diventa soggetto capace di interrogarsi.
Nell’incontro tra i due personaggi si anima quella magica alchimia chiamata “amicizia”.
Un sentimento che nasce spontaneo nutrendosi di curiosità reciproca e che nel tempo acquista un valore da trasmettere.
Classificare il racconto come una favola fa un grave torto non solo al lettore ma a tutti coloro che accogliendone la profondità sentiranno un moto positivo accompagnato da un desiderio di cambiamento.
I messaggi impliciti ed espliciti sono infiniti ed è piacevole andarli a stanare.
Non è solo il rispetto e la conoscenza della diversità, è il concetto di bontà e cattiveria, la relazione tra azione e reazione, la ribellione al bullismo ad essere raccontati.
Non ci sono forzature o imposizioni, tutto accade con spontaneità, frutto del desiderio di imparare.
L’idea della morte non come fine del tutto, ma come viaggio è un altro approccio che senza forzare la spiritualità, permette una lettura individuale.
“Alcuni amano dei luoghi e altri amano oggetti, alcuni amano se stessi e altri ancora amano altre persone. Tu hai il sapore dell’amore per le altre persone.”
Viene recuperata la visione fantastica nell’accezione più pura, come necessità di sognare e mentre le pagine scorrono si sorride, ci si commuove e si impara a vedere dell’umanità non una ma tante sfumature.