Si respira poesia in ogni frase di “Il verdetto”, pubblicato da La Nave di Teseo nella Collana “Gli squali”.
Ci si abbandona ad una scrittura che fa vivere i personaggi, li libera da ogni impaccio letterario rigoroso.
È la creatività che penetra nella tragedia greca, la reinterpretazione che si fa presente.
Clitennestra e il suo amore assoluto, senza riserve.
“Ero ancora una ragazzetta borghese, ragionavo con la mente degli altri, della mia famiglia, di mia madre.
Poi piano piano cominciai a capire che tutto ‘sto teatro mi piaceva”.
Donna bambina che si affida e si fida, che impara a non farsi domande, ad accettare i segreti del suo Agamennone.
Boss nella città dai mille volti, dominatore e mai dominato, padrone del quartiere, figlio di una cultura che non fa sconti.
Valeria Parrella sceglie per la sua protagonista il monologo che non cerca assoluzione.
La sua è storia che non vuole consensi e comprensione.
Pretende l’ascolto perchè solo attraverso le parole si può capire la scelta che nasce da una profonda sofferenza.
Da femmina si trasforma in figura mitologica, acquisendo consapevolezza e nell’atto disperato non c’è solo rabbia.
Si raggrumano insieme i silenzi, le attese, il dolore per la perdita di Ifigenia, la sconfitta per non aver saputo ribellarsi.
“L’amore per un uomo è dipendenza, è quello che da sola non sei abbastanza, e chiunque abbia un pò di buon senso, un poco di carattere e un istinto di sopravvivenza, sa che questa cosa si sconfigge solo con la morte.”
L’omicidio si tinge di significati emblematici e nel sangue non si chiude il cerchio.
L’autrice conosce la sua Napoli, i vicoli, le discrepanze, i vizi e quella luce che continua ad illuminarla.
La luce dei tanti che non si arrenderanno mai e lotteranno per una legalità negata.