“Tutte le cose della nostra vita”, pubblicato da Einaudi, è ambientato in Corea in una baraccopoli dove gli abitanti per sopravvivere cercano tra i rifiuti oggetti da riciclare.
Un’umanità che non ha più nulla da perdere si aggira tra i cumuli di immondizia, dorme in baracche fatiscenti, sopporta l’afrore di un’aria irrespirabile.
“Isola fiorita” contiene nel nome una voluta discrepanza.
È un atto di accusa alle società capitaliste pronte a distruggere la bellezza, a trasformare i luoghi in discariche a cielo aperto.
Una storia di marginalità che si illumina grazie al racconto del piccolo Occhiapalla.
Insieme alla madre è stato costretto ad abbandonare i vicoli della città, sfumata immagine di quell’Altrove che classifica, giudica, scarta.
Nell’innocenza del suo sguardo riusciamo a cogliere due mondi che si sovrappongono.
Alla brutalità di una esistenza senza speranze si accompagna la capacità di sognare dei ragazzini.
Pelosino, Talpa e altri piccoli reietti ci regalano pagine commoventi di resistenza silenziosa.
La costruzione del Quartier Generale, luogo di incontro e di risate, è il ribaltamento di una realtà insopportabile.
È espressione del bisogno di difendere l’infanzia, di credere in una possibile catarsi.
Hwang Sõk – Yõng introduce nella narrazione la poetica dell’incanto.
Il fiume, le nebbia, la presenza della “famiglia Kim, l’amore di Quattrossa per gli animale affondano le radici nella mitologia di un popolo.
È il riscatto, la speranza, il cielo che continua a mostrare il suo cangiante colore.
Poesia e prosa in un romanzo che ha sfumature dolorose pur mantenendo la purezza dell’immaginazione.
La vivida rapprentazione della scenografia mostra contaminazione e purificazione, bene e male in una miscellanea di contrasti.
L’autore riesce a restituire non solo dignità a chi non ha più diritti ma ricorda che esistono i tesori nascosti.
Basta cercarli con il cuore pronto a navigare anche nelle acque torbide.
“Com’è sempre stato, dei nuovi fiori faranno capolino dalle ceneri di un campo arso, tremeranno al vento, e nuove foglie cresceranno sopra i rami bruciati e tra loro nuovi germogli di miscanto sbocceranno.
Sbocceranno ancora.
Come hanno sempre fatto.”