Interno giorno sulla “saletta di un ristorante rustico con pretese”.
Un uomo e una donna seduti di fronte.
Nell’aria la tensione è palpabile nella gestualità nervosa della coppia.
Silenzio quando “ad un tratto, come spinta da una tromba d’aria, la porta a molla si apre decisa per lasciar passare la signora Lide. La signora è evidentemente la padrona.”
La scena si anima e nel monologo della proprietaria si riconosce la verve di Franca Valeri.
Un fiume in piena, primadonna nel teatro dell’assurdo che la circonda.
“La Ferrarina – Taverna”, pubblicata da Einaudi Editore nella “Collezione di teatro”, è un inedito scritto nel 1970 per la Rai.
Ci si meraviglia dell’attualità del testo che mostra le disfunsioni affettive e tratteggia la disparità nella relazione.
La figura maschile nella poche parole infastidite certamente domina la scena, mentre la compagna alterna stati d’animo contrastanti.
Sempeggia un malessere trattenuto, come un sospiro.
A disorientare il lettore è il contrasto tra i tre personaggi.
Il libro oscilla tra l’ironia e la rabbia in un crescendo sempre più paradossale.
L’epilogo inaspettato è sintesi di un testo che sa rappresentare la difficoltà a comprendere il disagio altrui.
Pagine ricche di doppi sensi, di una comicità popolare immediata, spontanea.
“Fate un gran parlare del progresso sessuale e tutto… e poi questi sentimenti sono una gran spina… un fastidio almeno…”
Sarà vero?