“Le mattonelle del bagno sono lisce e ghiacciate. Tutto è pulito alla perfezione, come in una camera d’albergo pronta a ricevere l’ennesimo cliente.
Gli asciugamani rigorosamente bianchi, disposti secondo misura negli appositi sostegni, aspettano un nuovo ospite da accudire.
Sono gli stessi che hanno avvolto e protetto il corpo di quell’uomo mostruoso che Lee non riesce nemmeno a nominare.
Solo il monogramma «A. H.» sull’argenteria svela l’identità del proprietario.
Mentre si addentra in quegli interni anonimi, insignificanti, una domanda continua a risuonarle nella testa.
Piú che un interrogativo, un urlo soffocato: perché non c’è nessuna presenza del male che ha abitato quelle stanze?
Una sobria dignità borghese trasuda da ogni dettaglio. Com’è possibile che i mobili decorosi, le tende in damasco blu e i tavolini in legno scuro non raccontino nulla dell’essere diabolico che per tanto tempo ha vissuto indisturbato fra quelle mura?”