Incontrare qualcuno, scoprire un’affinità, una intesa immediata che tiene fuori tutto il resto del mondo. E la gioia della complicità, pure.
Sbalordimento. Spensieratezza.
Tutto senza neanche un pensiero, solo vita.
Quasi fossero, Lea e Pietro, dentro un sogno, uno di quei sogni fatti tutti di colori e movimento, un sogno pieno di stupore e allegria, di scoperta della complicità
C’è qualcosa che fa combaciare i loro desideri, l’impulso a dirsi di sì senza pensarci neanche un secondo, come se il “no” e il “forse” e il “perché mai” non esistessero, nel loro vocabolario dell’amore, nella allegria spensierata della loro intimità.
E loro due sono un vuoto e un pieno perfetto: combaciano sempre.
Sono la frase che colma la lacuna, la presenza che cancella l’assenza. Sono l’istante in cui tutto comincia: fuori dal tempo, prima del mondo.
Ogni testo va letto come in un negativo fotografico: la luce è in quello che c’è, il buio in quello che non c’è. Che manca.
Nel silenzio della parola.
Nella nostalgia dell’assenza.
Tu sei il mio luogo, uno dei pochi che sento miei.