“Tutto quello che ci accade potremmo disegnarlo.
Tutto.
Possiamo disegnare tutto.
Quello che non possiamo disegnare è il tempo.
E tutti gli attimi che mette in fila.”
Paolo Genovese riesce a scomporre proprio il tempo.
Lo manipola, ne estrae scampoli di ore, crea una struttura perpendicolare.
Decide quando il prima deve mescolarsi al dopo.
Tecnica rischiosa che riesce a gestire con abilità di prestigiatore.
“Supereroi”, pubblicato da Einaudi Stile Libero, non è la solita storia d’amore.
È la vertigine nella scelta dell’altro, il timore di perdere parte di sè.
Abbandono e resistenza in una altalena dove Anna e Marco sembrano meteore cadute sulla terra.
È quell’inquietudine che non ha tregua, l’incertezza che provoca domande a renderli speciali.
Nei fumetti della protagonista c’è il tentativo di esorcizzare la paura di un finale.
E l’ironia che libera dalla mediocrità del quotidiano.
E la voglia di incatenare un pezzo di realtà.
“L’ispirazione non esiste, non è che una scusa.
Il processo creativo porta a mettersi in gioco, a rivelarsi, a svuotare l’anima”.
Una frase che lega la creatività con l’amore ed è questa una delle grandi lezioni del romanzo.
Ci saranno i silenzi, quei silenzi come bolle di niente e di tutto.
I tentennamenti e un appartamento da coabitare.
Gli amici con le loro vite complicate.
Le risate, gli abbracci, il ragionamento e il caos.
Mancano i sogni perché sono inghiottiti dal presente, una lunga, interminabile strada.
Ma la ruota del caso gira e non si ferma.
Accelera in un abbaglio che scuote il lettore.
I superpoteri diventano stelle che provano a spegnere il rimpianto.
Pagine piene di pathos in un’accelerazione nel finale.
La scrittura afferma con forza che la verità non ha bisogno di orpelli e che tutti potremmo essere supereroi.
Da leggere convinti che “la bellezza e la felicità esistono realmente, basta avere il filtro giusto nell’animo.”