Con “La Ragazza A”, pubblicato da Einaudi Stile Libero e tradotto da Manuela Francescon, si entra nelle lande desolate dell’infanzia negata.
Padre e Madre, figure inquietanti che proveremo a conoscere nel corso della narrazione.
Sarà difficile penetrare nelle loro menti devastate, comprendere la follia, il delirio religioso.
Abigail Dean ci conduce nella casa degli orrori e con una scrittura lancinante ma lucidissima ci fa assaporare il tormento di giovani vite.
Costretti all’isolamento, denutritriti, incatenati come bestie.
Le immagini sono illuminate da una visione imparziale, a tratti giornalistica.
Rarefatti ricordi che vengono alla luce lentamente senza forzature.
Capitoli che ci permettono di conoscere i personaggi di una storia che potrebbe sembrare irreale.
Ma è tragicamente vera e segna il passaggio nella zona grigia della mente.
Cosa può spingere due genitori ad essere tanto crudeli?
Emerge un quadro di abbrutimento e di sconfitte, di degrado culturale che non giustifica nè assolve.
A trovare il coraggio di fuggire è Lex, soprannominata la Ragazza A e la scelta di questo nuovo nome non è casuale.
È l’elemento di rottura, l’origine di una catarsi.
Colei che, inflessibile con sé stessa, prova a ricomporsi.
Frantumata in mille schegge deve trovare la forza di immergersi nel passato.
Rivivere ogni scena, ogni notte, ogni paura.
Sentire sulla pelle i morsi del dolore fisico e psicologico.
Riannodare i rapporti con i fratelli, scoprire chi è stato complice e chi vittima.
Interrogarsi sull’amore e sulla maternità, affrontare una terapia psicologica durissima.
Essere se stessa anche con gli altri, sfidando gli sguardi di pietà.
Definito da “The Guardian” “incendiario”, il romanzo raggiunge gli abissi e le tempeste, spalanca finestre sull’adozione e sulla difficoltà di dimenticare.
Scuote le coscienze, mostra la resistenza che nasce dal bisogno di sopravvivere.
È duro, affilato e onesto.
La rivelazione di un’autrice che sa modellare la sofferenza.
Che ci interroga e si interroga sulle affettività distorte.
Una prova letteraria da leggere lentamente cercando di imparare a perdonare.