La capacità di Flavio Ignelzi di realizzare un costrutto di frammenti lascia stupefatti.
In “Fai ciao”, pubblicato da Alessandro Polidoro Editore, la narrazione non procede in linea retta.
Ogni capitolo è un piccolo racconto perfetto dal punto di vista stilistico.
Non è importante la cronologia degli eventi ma lo stato d’animo del protagonista.
Samuel è un ragazzino che ama la musica e la solitudine.
Riempie i suoi spazi mentali cercando di “assentarsi” dalle furibonde liti dei genitori.
Assiste alla loro separazione con apparente distacco.
Sa osservare e comprende le responsabilità della madre.
A scuola è vittima di bullismo, non ha alleati ma non si arrende.
È lucido, determinato nel progettare una fuga.
Scampoli di un’esistenza difficile su uno sfondo di una palpabile consapevolezza.
L’autore utilizza la strategia del sogno come mediazione psicologica.
E attraverso la figura della misteriosa Arabella introduce un dialogo improbabile, forse solo frutto della fantasia.
Una voce che aiuta a districarsi dalla confusione di un mondo adulto incomprensibile.
Tante le simbologie che accentuano la tensione del romanzo.
Una villa abbandonata, un evento fortemente traumatico, un animale feroce: sono solo fantasmi e rappresentazioni del disagio?
Le descrizioni sono impeccabili, ricche di dettagli mentre il ritmo non subisce variazioni.
Tutto resta sospeso come nei migliori noir e in questa atmosfera rarefatta sappiamo che tutto può accadere.
Saremo noi a intuire quale sarà il finale.
Siamo stati capaci di concludere la storia?
Non importa, siamo entrati nel territorio complesso dell’adolescenza e siamo grati allo scrittore per averci mostrato le deflagrazioni di un animo che non ha avuto il diritto di crescere in un ambiente armonioso.