“I giorni di pioggia per me erano una festa anche da piccola, a Mina Clavero, il paese che fu testimone dei miei primi tentativi di trasformare il corpo del figlio di due disperati in una donna trans.
Quando pioveva, d’estate, potevo restare a casa e non andare a lavoro.
Essendo nata in povertà, lavorare era il mio destino.”
Camila nel corpo di bambino e quella voglia di essere femmina.
Un padre violento, una madre succube, un paese che la marchia e la fuga in città.
Ha fatto la sua scelta senza voltarsi indietro e non le resta che la strada per guadagnarsi da vivere.
Nel Parco Sarmiento della capitale argentina incontra Zia Encarna e le sue protette.
È giovane e quel gruppo di trans diventa famiglia.
Nella casa rosa tra risate e pianti, bevute e confidenze segrete si cementa un’amicizia che nessuno potrà distruggere.
Sorelle nel sangue provocate dalle botte di clienti esigenti, amiche nella condivisione di un corpo che è vergogna e peccato.
Ma è anche libertà di accettarsi ed è questo il messaggio forte di “Le cattive”, pubblicato da SUR e tradotto da Giulia Zavagna.
Pagine di vita vera scorrono nella bruma di notti insonni nelle strade di una città che mostra la sua ipocrisia.
Negli uomini violenti e arroganti, nei poliziotti corrotti, nelle voci volgari dei benpensanti ci concentra la storia di una emarginazione sociale feroce.
Camila Sosa Villada mette insieme i pezzi di vite devastate e dalla sua penna esce un canto appassionato e bellissimo.
È una sinfonia di voci che raccontano solitudini e paure, di membra sfatte dal tempo e dal dolore.
È il coraggio del riscatto di chi non si arrende e lotta giorno dopo giorno per difendere la propria diversità.
È la tenerezza per un bambino abbandonato trovato in un cespuglio e adottato come figlio.
È il parto di Laura vissuto come festa, la festa della redenzione, il miracolo dell’urlo al mondo.
È la rabbia di La Pato, la mitezza di María, la malinconia di Sandra.
È la morte che arriva a sorpresa come una folgore chiudendo un cerchio d’amore.
La scrittrice non si ferma a narrare, cerca di comprendere cosa si nasconde dietro il desiderio, individua i carnefici, sconfigge il demone del pregiudizio.
Segue più piani narrativi con mano ferma e cuore impavido.
Scrive pagine dove il rosso domina con il suo fuoco.
Fuoco che divora e cede calore.
Il romanzo è spazio che offre rifugio a chi ha perso l’orientamento.
È testimonianza che si inchina di fronte al disagio fisico e mentale.
È luce di speranza per tutti coloro che vogliono vivere nella pelle e nell’anima che hanno scelto.
È guida per tutti coloro che credono in una sessualità costretta nelle regole assurde di una società falsamente moralista.