Nelle splendide storie raccolte in “La fiamma dei tuoi occhi”, pubblicato da Racconti Edizioni e tradotto da Alessandro Roffeni, si vive uno stato di sospensione.
Le pagine sono percorse dal non detto, come un segreto, che solo il lettore attento riuscirà a cogliere.
Questa incredibile alchimia si avverte soprattutto nei finali, che si discostano da ciò che ci aspettavamo.
Sorpresa e turbamento creano e amplificano l’attrazione verso una scrittura che svela e non svela.
Si incrociano due stili nella struttura narrativa: il primo lineare sviluppa la trama, traccia e delimita il teatro scenico, presenta i personaggi.
L’altro più nascosto ruota intorno alle dinamiche della relazione.
Presente sempre l’altro che assume sembianze di alter ego, di cattiva coscienza o di antagonista.
La subalternità non è mai completa, c’è sempre una ribellione più o meno evidente.
Divertentissimo il dialogo tra Naomi e la sua padrona, ad un certo punto si invertono le parti e ci si accorge che tutti siamo fragili e indifesi.
Dalla commedia si passa al dramma rappresentato alla perfezione in “Uno di questi giorni.”
Di fronte all’uomo che dimentica il proprio nome ci sentiamo coinvolti e la sua sventura diventa metafora di una incapacità a riconoscersi.
“Ma poi accadde qualcosa di imprevisto, addirittura di impensabile..”
È questa la scrittura di James Purdy, sbalorditiva proprio perché rompe lo schema e ne costruisce uno alternativo.
Sa essere molto pungente e non si nega qualche scena spinta.
Guardare ed essere guardati, tornare alla nuda essenza del corpo e raccontare un amore che sa di amaro e turbolento.
Le figure simboliche come “l’uomo della sabbia” o “Ombra” che vive in una gola tra le montagne, sembrano visioni.
E forse lo sono anche se camuffate da reali presenze.
Poco importa, conta la miscellanea di apparenze che non sono altro che desideri repressi.