“Macchie gialle”, pubblicato da Sellerio Editore e tradotto da Şemsa Gezgin e Walter Bergero, è una divertentissima commedia ambientata in Turchia.
La visita dell’anziana madre costringe la protagonista ad osservare con occhi nuovi la città dove vive.
“La città più bella del mondo ci è stata portata via: adesso viviamo in una metropoli di cemento armato.
Pure il clima è cambiato.
Sapete qual è la percentuale degli spazi verdi?
L’uno virgola cinque per cento. Inconcepibile.
È diventata la città con meno spazi verdi al mondo.
Hanno rovinato Istanbul in modo irrimediabile».
«In verità io non sono così pessimista» ha obiettato Pelin. «
Secondo me Istanbul si salva da sé. È sempre stato così.
È una delle città più vecchie al mondo.
La sua fondazione risale al 667 a.C.
Da allora quante distruzioni e catastrofi naturali si sono viste, quanti assedi e massacri! Tutto ha avuto una fine, e la città è sopravvissuta».”
Esmahan Aykol sbalordisce, in un racconto breve riesce a concentrare una trama intrigante, una visita culturale della città e un attacco alla situazione politica.
La figura del presidente viene smitizzata e ridicolizzata e questa destrutturazione del potere è punto di forza della storia.
Interessante l’atteggiamento del popolo che forma una massa informe e indistinta.
Incapace di reagire mentre le guardie del corpo mostrano il volto deforme della mancanza di libertà.
L’evoluzione del rapporto con la mamma è segno che dietro ad ogni storia si celano sentimenti che lentamente vengono alla luce.
Il finale? Geniale e ironico.
Anche le piccole insubbordinazioni sono utili a dimostrare che si può continuare ad essere critici, a non piegarsi alla dilagante omologazione.