Figure stilizzate, immagini che sfocano verso l’indistinto.
Trame che si concentrano nella eleganza del linguaggio e prospettano un mondo evanescente.
Tempo rallentato come il respiro contratto, in attesa di una rivelazione.
Atmosfere che si specchiano nella solitudine della notte o nel baluginio del giorno.
La sospensione è segno distintivo di “Il tempo delle tartarughe”, pubblicato da Hacca Edizioni.
Racconti che nello sfiorare i personaggi fanno immaginare lo sdoppiamento del vissuto.
Da un lato il presente dall’altro la memoria.
Il volto di un’amica forse solo immaginato e la scomposizione di eventi lontani e mai dimenticati.
Un treno che si ferma nel luogo dell’inciampo, dove la terra si fa conca e accoglie la bambina bullizzata.
Amanti che non hanno più parole da consegnare all’Amore e accettano silenziosi un finale già scontato.
Un guscio di conchiglia, un paesaggio marino, una tartaruga ferita, una festa di compleanno senza luci e colori, lo schianto di una macchina, l’insonnia di una donna.
Fulminea rappresentazione del non detto, della solitaria e rassegnata campana senza rintocchi.
L’infanzia che rotola veloce e lascia rimpianti sulla riva.
Italia e Giappone e le parole si uniscono creando una intimità che nasce dalla doppia appartenenza.
Lacrime si rapprendono sulla terra e il dolore svanisce.
Complimenti a Francesca Scotti, è riuscita a farci vivere l’illusione.
Non sempre ciò che non vediamo è scomparso, forse ha solo cambiato forma.
Basta imparare a guardare fino in fondo dove il sogno diventa realtà.