“E in quel momento, forse per la prima volta da quando me ne ero andato, cominciai a pensare al Perù con infinita tristezza.”
“Lejos”, pubblicato da Gran Via Editore e curato da Maria Cristina Secci, raccoglie 16 storie scritte da autori differenti.
Un’antologia letteraria composta da stili e voci e immagini difformi, un canto polifonico a tratti struggente.
Ogni racconto ha una sua fisionomia, un tratto distintivo.
Katya Adaui sceglie il frammento e nelle frasi stilizzate si concentra la relazione familiare, il nesso tra madre e figlia, lo scoglio da attraversare per comprendersi.
Un nodo irrisolto che richiama la perdita anima le pagine scritte da Paul Baudry e il falco può essere metafora di un volo verso altri lidi.
María José Caro mette al centro la difficoltà di scegliere e la paura di essere esclusi dal gioco della vita.
Delfini che si vorrebbero sognare, costellazioni che hanno il colore della nostalgia, paesaggi che ricordano le fiabe, il desiderio di tornare a riva.
L’asimmetria vocale accresce la bellezza del testo dove forte è la sperimentazione lessicale.
“La maggior parte dei narratori di questa antologia risiedono fuori dal Perù”
Un modo insolito di raccontare la migrazione che è “esperienza dell’animo.”
Tutti possiamo esserne coinvolti, non importa lo spostamento fisico.
Conta il cambiamento che avviene nell’intimo, “anche tra le mura domestiche.”
Un viaggio per scoprire cosa è la distanza da sè, una rivisitazione della letteratura latino americana attraverso la ricerca di nuovi modelli espressivi.