“Entrammo nella città al tramonto.
Andammo di casa in casa.
I tetti erano in gran parte sfondati, le pareti crollate.
Era tutto fatiscente e abbandonato.
La città fremeva di morte.
Il mondo era la perfezione del caos.
Contrabbandieri d’armi si cibavano di desolazione.
Era come ce l’aspettavamo.”
La realtà è una coltre che annebbia la vista ed esaspera l’animo.
È devastazione dei luoghi e dei cuori.
È violenza che non conosce tregua.
È guerra infinita.
Cancelli rotti e la distesa rovente del deserto.
In questo “mondo senza pietà, senza amore”, “Preghiera per i vivi”, pubblicato da La Nave di Teseo e tradotto da Elena Malanga, è luce e speranza.
È creatività che entra a purificare e a cancellare le storture e le ingiustizie.
È scrittura che sa cambiare registro stilistico, sa essere suadente, ipnotica, immaginifica.
Mostra un’alternativa letteraria, apre le stanze della fantasia, inventa, crea, racconta la menzogna, mostra il vacuo e illusorio potere degli specchi.
Ben Okri è uno dei più illustri poeti e romanzieri della letteratura africana in lingua inglese.
Nato in Nigeria ha vissuto l’infanzia in Inghilterra ma tornato nella sua terra d’origine ne ha conosciuto i tormenti.
La guerra civile è stata una ferita indimenticabile e leggere questi suoi splendidi racconti significa comprendere quanto sia riuscito a regalare a noi lettori.
Nella sua impostazione narrativa evidente l’influenza di Shakespeare, quella capacità di modulare commedia e tragedia.
Dal mistero svelato alla rivelazione di un approccio terapeutico alla lettura, da personaggi reali a fantasiose rappresentazioni oniriche.
Vincitore del Booker Prize, l’autore scatena in noi i più disparati sentimenti.
Domina quel senso di libertà intellettuale costruito con fatica e impegno.
Ventitrè itinerari per ritrovare la voglia di credere nella potenza di un buon racconto.