“Si fuggono così tante e troppe cose, amore, o meglio le cose fuggono a volte davanti a noi.
C’è il rischio alla fine di rimanere soli, sebbene cinti da mille attenzioni.”
“Grande Karma”, pubblicato da Bompiani, ha la struttura narrativa di una spirale che attrae e trascina.
Apre scenari e li richiude, utilizza più canoni estetici, mostra altalene e labirinti.
“Confronto le mie inquietudini con l’imperturbabilità del mondo.”
Raccontare le vite di Carlo Coccioli significa scendere e salire, perdersi e ritrovarsi.
Seguire miraggi, tracce, storie marginali.
Sentire sulla pelle l’aria torrida del Messico.
Sconfinare nel territorio mentale di un autore ibrido, complesso.
Cercare in ogni sfaccettatura quella porzione di irrealtà e di misticismo che è “immersione e sommersione, slancio, poi abiezione.”
Alessandro Raveggi non scrive una biografia ma permette al lettore di incarnare i panni del ricercatore.
Il giovane studioso che si avventura per le strade percorse da Coccioli ci rappresenta quando di un autore non ci accontentiamo solo delle parole.
Cerchiamo segni e simboli, cause ed effetti.
Proviamo a trovare la fonte dell’ispirazione, l’amore e il disamore, l’incedere lento e le connessioni tra la scrittura e il contesto sociale.
Siamo esploratori e vagabondi.
Cerchiamo l’ubiquità e l’inquietudine.
Lo scrittore ci regala un affresco dai tanti colori, ci invita a trovare “le dune che rispondono al vento, là fuori, e vi si adeguano, in mezzo ai baci carnosi. ”
Un puzzle dove ogni tassello esprime parte della complessità.
È la fede che può essere vuoto senza dimensione.
È sensualità che non approda nel mare delle certezze.
È valorizzare un detrito, purificarlo.
La patria che non può essere una, mentre si ripete come un urlo la parola “annientamento”.
Non distruzione ma riorganizzazione, ripartenza, appagamento.
“Io volo meccanicamente e procedo per cadute.”
Ed è questa la percezione che si prova, il brivido del rischio, la tensione dello slancio.
Un testo perfetto che permette più interpretazioni.
È nel “Diario di Dina” si nasconde un altro messaggio, “l’irrompente bisogno di una evasione, di un sogno, di un vagabondaggio.”