“La pioggia scroscia su di lui e la bora si avventa con tutta la sua rabbia, ma l’ombrello di papà è forte e non si arrende al mostro inferocito che vorrebbe sopraffarlo e rivoltargli i visceri. E fischia. E guizza lungo il muro del deposito di legname.
Ma Branko lo tiene stretto con entrambe le mani. Lo tiene stretto così convulsamente perché appartiene a suo padre e la bora non deve portarselo via.
Allora la bora si fa ancora più testarda e libera tutte le scorte dai suoi otri per strapparglielo di mano. Sembra quasi che si stia arrabbiando così perché hanno speso in caramelle i venti centesimi che la mamma aveva dato loro per il tram.
E sibila, sibila. Ma lui non molla il manico, tanto che il pallone nero finisce per alzarsi da terra e Branko vi rimane appeso.
E la bora sibila ancora più forte intorno a lui che ora è in alto accanto al muro grigio, e il sibilo gli trapassa i timpani sicché alla fine ha paura, lascia andare il manico e ricade sul marciapiede…
“Il rogo nel porto” Boris Pahor La Nave di Teseo