“Che cosa vuoi corpo?
Piccolo cuore notturno
che mi tira per la manica
spella il sonno
dimmi di cosa manchi
parlami con una testa diversa”
La materialità del soggetto che disegna immaginarie figure geometriche cercando di superare l’ingorgo del tempo.
Tornare ad impossessarsi di gestualità perdute, la faccia, gli occhi, le braccia.
“Le tante facce della faccia
Si susseguono in un cinema tra muti
Segando lo spazio dell’assenza.”
“La domanda della sete”, pubblicato da Einaudi Editore”, è dicotomia tra essere e non essere, tra accettazione dell’infelicità e fuga.
È ricerca di luce in una rotazione che abbraccia il vuoto.
È distacco e necessità di riprendere il cammino.
“Ascoltare. Ascoltare e basta.
Ascoltare meglio.
Sto sognando?
Impossibile dirlo.”
Un abbandono assoluto ai cinque sensi, il riappropriarsi delle sensazioni, la speranza di tornare ad un linguaggio che sappia dare forma ai pensieri.
L’amore come fiamma che divora, assottiglia la passione lasciando orme difficili da seguire.
Vivere il sogno come incantesimo che libera il dolore.
“Ululare tra i denti, come fa la frugalità del vento,
sbriciolare tra le dita
per distrazione.”
La frasi compongono suoni che riportano alla melodia della Natura, all’acqua, al vento, all’ondeggiare dei rami.
Chandra Livia Candiani cerca negli archivi della memoria, ritrova le figure amate, scompone il difficile legame di sangue.
Racconta l’inquietudine che non va placata ma vissuta, esplora il male, diventa vuoto da riempire.
“Restare in bilico come fa la pioggia
come una nuvola deserta,
contare momenti magnifici sulle dita,
assaporarli come semi sconosciuti.”
Un viaggio nell’invisibile con il desiderio di imparare a lasciarsi andare.
Essere senza nome, volto tra tanti, identità mancata da ricostruire.
Salpare insieme alla poetessa e “ridere e piangere sarà tutt’uno”.