“Ragazzo che correvi giù nella terra
Sconvolta e rivoltata dall’autunno
E mi trascini ancora in fondo ai campi
Resta nel fotogramma che t’ha colto
Confonditi nella mente a chi precede.”
Leggendo “I luoghi persi”, pubblicato da Crocetti Editore, si ha la sensazione di sfogliare un album di foto.
Non si coglie la cesura tra presente e passato, il Tempo è un girotondo ed è importante fermare l’istante.
Renderlo vivo attraverso la metamorfosi che solo la poesia sa compiere.
“Torno alla mia radura nelle pause
Quasi non la ritrovo che s’addensa
Nera la nube intorno e la ricopre.”
I luoghi hanno il sembiante di emozioni da ricomporre.
Ricostruire entrando nel mistero della rotazione delle stagioni.
Si alternano e creano una girandola di immagini.
La metafora si sfalda e si palesa, racconta con la dolcezza del verso che sa essere libero, uno svolazzo nella meditazione del quotidiano.
“Non sentivo il vento e le stagioni
Non mi difende il vetro smerigliato
Dal faro che trapassa e mi scompiglia.”
Il movimento domina incontrastato, una vertigine che sale in alto, discende, risale.
Diventa rimpianto e poi bolla di sapone e ancora nuvola che non vuole scomparire.
E le figure amate, presenti nell’assenza, mai mitizzati da sentimenti poco credibili.
L’amore è sublimazione nel rituale di far ritornare in vita attraverso la memoria.
Oggetti sono materia del racconto, parte di un insieme che unisce prima e dopo.
La montagna con i suoi profumi, la casa che raccoglie la nostalgia, gli incanti di un fiore o di un cespuglio.
Restano le anime ad “accendere il fuoco”, a tenere viva la speranza di sopravvivere alla malinconia.
Siamo grati ad Umberto Piersanti che ancora una volta ci regala la purezza e l’integrità di chi si nutre di bellezza e la cede nella gioia della condivisione.