La protagonista di “Il confine”, pubblicato da Neo Edizioni, scrive biografie.
Segue le tracce del passato senza lasciarsi influenzare dalle zone d’ombra, dai tentennamenti, dalle false verità di coloro che a lei si affidano.
È fredda, distaccata, invulnerabile.
Sa che i suoi committenti cercano un momento di gloria per vanità o per paura di svanire inghiottiti dall’oblio.
Un lavoro come un altro dove è fondamentale restare fuori dalla narrazione.
Ma qualcosa succede a modificare l’ordine delle cose.
Mettere su carta ricucendo i frammenti esistenziali di uno psichiatra famoso significa entrare nelle zone d’ombra di se stessa.
Confrontarsi con l’ipocrisia dell’essere, comprendere cosa è falso e cosa è reale.
Avere il coraggio di entrare nei complessi e insondabili meccanismi mentali, vivere il dubbio, la patologia psichiatrica, il fallimento e lo sconforto.
Il romanzo è costruito con intelligenza e sembra un noir psicologico.
Chi è veramente quell’uomo, luminare della scienza?
Ha sempre sfidato le pratiche delle strutture ospedaliere, utilizzato metodologie d’avanguardia senza mai retrocedere di un passo.
“Bisogna prestare molta attenzione a quegli schemi mentali che usualmente impieghiamo nell’interpretare il mondo e che tutto sono fuorchè assiomi incontestabili.”
Questa potrebbe essere una chiave di lettura, ma, vi avviso, non è l’unica.
Altre tracce che si riannodano all’infanzia non devono essere sottovalutate.
Interessante anche la relazione con la figura femminile in un ambiguo cercarsi e mai trovarsi.
E ci si chiede che ruolo abbia il corpo in questa intrigante sperimentazione della sensualità.
Si può inseguire la propria ombra, credere nella magia o negarla, interpretare i sogni o lasciarli svanire.
Silvia Cossu scrive un testo complesso ma sa districarsi con abilità nel labirinto che ha ideato.
Una cosa è certa: ha saputo trovare l’impossibile punto di unione tra le realtà e suggestione.
E voi?
Buona lettura!