Solcare “Il Mediterraneo in barca” in compagnia di Georges Simenon è un’esperienza che non speravamo.
Abituati alla voce di Maigret, alla lungimiranza e alla strategia intuitiva dei gialli tanto amati, scopriamo il gusto dell’avventura nel viaggio proposto da Adelphi.
In goletta con “le vele quadrate spalancate contro il cielo, il superbo bompresso, e i fiocchi spiegati come ali”: un’immagine poetica che ricorda vecchie cartoline ed evoca avventure verso lidi mai esplorati.
Ad accompagnare il testo le splendide foto anticipano una scrittura diaristica, ricca di aneddoti.
È lo sguardo di chi non si sofferma sul reale ma riesce a restituire l’anima dei luoghi.
In Costa Azzurra dove tutto è in vendita, sul Bosforo ad ammirare antiche moschee, tra le insenature verdeggianti dell’isola d’Elba, mentre il tramonto impone il suo fuoco e narra di popoli millenari.
Un libro d’avventura? Non illudetevi, state leggendo e vivendo l’identità di un mare che ieri come oggi è origine e fine.
È incontro di voci e personaggi, è la solitudine dei pescatori, la ricchezza dei vacanzieri.
È la filosofia racchiusa nell’immensità delle acque, bisogna saperla decifrare ascoltando ogni sussurro, scrutando ogni sguardo.
Nella “sottile porzione d’infinito” ci si sente parte di una cultura che non conosce Oriente e Occidente, che si mescola e rinasce.
Ci si chiede perché gli abitanti sulle coste “non si ribellano, non accusano la malasorte. Sono senza speranza e senza disperazione”.
Lo scrittore sa essere vate di un presente che ci appartiene e che ci ha rubato la voglia di essere viaggiatori.