“Lo zio si avvicinò a Lingling. Poi fece per abbracciarla. Ma prima di stringerla a sé, le prese la mano.
La abbracciò con tutta la sua forza, come se avesse ritrovato un agnellino da tanto tempo smarrito, come per paura che lei potesse ricredersi e scappare via di nuovo.
Anche lei gli cinse la vita con un braccio e si appoggiò leggera contro il suo petto.
Stava quasi per albeggiare e con l’alba sarebbe tornata la luce di un nuovo giorno. A quell’ora, nella quiete della pianura, pareva quasi di udire il respiro della notte.
A quell’ora, la neve ammonticchiata sulla terra fredda e umida gelava e si induriva con uno scricchiolio appena percepibile: era il rumore di innumerevoli granellini di ghiaccio che fluttuavano nell’aria e andavano a urtare debolmente contro il muro dell’edificio, cadevano e si posavano crepitando lievemente su mio zio, su Lingling e sul terreno intorno a loro.
Yan Lianke “Il sogno del Villaggio dei Ding” Nottetempo