“Ivy Lin era una ladra ma a vederla non si sarebbe detto.
Forse era quello il problema.
Nessuno la sospettava mai, e questo la rendeva avventata.
Sembrava talmente ordinaria e anonima che al cervello bastava un secondo per classificarla definitivamente: esile ragazza asiatica, silenziosa, esageratamente remissiva in presenza di adulti in divisa.
Il suo modo di camminare – spalle incurvate, testa bassa, braccia che oscillavano appena – la faceva passare inosservata come i piccioni e i portinai.”
L’incipit di “Ivy”, pubblicato da Neri Pozza e tradotto da Laura Prandino, nel delineare i tratti della protagonista, non fa sospettare una trama che si rivelerà molto articolata.
Un romanzo mostra una netta rottura con la tradizione letteraria cinese e contiene parecchi elementi “disturbanti”.
Raccontare la trama significherebbe fare un torto ai lettori perché sono i numerosi “effetti a sorpresa” a creare una sorta di calamita.
Mi piace analizzare il lavorio mentale di questa giovane pronta ad integrarsi nella società americana.
Non può prendere per modelli i genitori, migranti di prima generazione.
Dovrà inventarsi un personaggio che può essere accettato.
Un ruolo fondamentale nel percorso evolutivo ha la nonna, ma attenzione.
Le similitudini sono semplicemente caratteriali e non sconfinano nello spazio ideativo della ragazza.
Susie Yang mette a confronto due mondi, dilata le crepe della comunità americana.
Mostra la mancanza di valori e l’attaccamento al superfluo.
In questo contesto disturbato la protagonista dovrà orientare le sue scelte.
Quanto influiranno i segreti di famiglia?
Cosa significa liberarsi dalla colpa?
Non è casuale la citazione del proverbio cinese:
“L’oca delle nevi non ha bisogno di lavarsi per essere bianca”.
Con una scrittura che sa essere spregiudicata l’autrice si interroga e ci interroga sulla possibilità di integrazione.
Ma la vera domanda è un’altra: si può tornare sui propri passi quando ci si accorge di essere impantanati nelle paludi del vizio?
Una prova letteraria interessante che in alcuni passaggi si fa tagliente e dolorosa.