“Nato irriverente”
Così amava definirsi Mark Twain.
Per comprendere a fondo questa caratterialità suggerisco di leggere “1601. Conversazioni davanti al fuoco”, pubblicato da Mattioli 1885 nella splendida Collana “Experience/ Light”.
L’opera, curata da Livio Crescenzi e Marianna D’Andrea, travolge ogni regola stilistica e lessicale del tempo.
Composta da brevi racconti, è una deliziosa e sarcastica demolizione di una cultura sottomessa al potere.
Già nella prima storia viene presa di mira la sua Maestà, la regina Elisabetta e il suo stuolo di adulatori.
I personaggi presenti sono in parte frutto della fantasia e questo dettaglio accresce l’atmosfera grottesca.
È evidente la satira ai salotti bene, dove alto dovrebbe essere il livello culturale.
Stringenti i dialoghi tanto da dare l’impressione di leggere un’opera teatrale.
“Ieri sera, sua Maestà la regina, come talvolta le accade, è stata presa dal capriccio di ricevere nel suo studiolo alcuni autori di commedie, di libercoli e altra gentaglia del genere, quali erano sua Signoria Bacon, sua Eccellenza Sir Walter Railegh, messer Ben Jonson…”
Voce narrante è il coppiere di corte che, oltre a registrare il dibattito, mostra una insofferenza palese per quel mondo falso e vuoto.
Bel altro timbro ha “La piccola Bessie”, curiosa e impertinente.
Alla madre, fervente cattolica, pone domande sull’origine della sofferenza.
Pur mantenendo un ritmo giocoso il testo ha certamente un taglio spirituale.
Dio buono o cattivo? Gli uomini in balia di sè stessi?
“Mammina, (Dio) come può essere Sè Stesso e Qualcun Altro Contemporaneamente?”
“Non lo è mia cara.
È come con i gemelli siamesi…
Due persone, una nata prima dell’altra, ma stessa autorità, stesso potere.”
Gli adulti messi all’angolo dalla logica dei ragazzini mentre il lettore non può fare a meno di sorridere.
Un esercizio linguistico negli ultimi due racconti e la consapevolezza che la scrittura è rischio, creatività, sperimentazione.
Dalla favola con fonemi inesistenti a improvvisazioni teatrali: non manca niente per considerare questo piccolo libro una geniale trovata letteraria.
“Il nostro compito è di occuparci principalmente dei fatti storici; se comprendiamo per bene quelli, possiamo lasciare ai posteri gli aspetti morali della questione.”
Frase enigmatica che cela la diatriba tra Storia e Morale.